Ecco l’opinione del noto giornalista de “La Stampa” sulla ribellione di Prigozhin.
La ribellione di Evgenij Prigozhin potrebbe non rappresentare una minaccia per il potere di Vladimir Putin. Secondo Domenico Quirico, l’azione del leader del gruppo Wagner potrebbe essere stata pianificata dal presidente russo stesso. Come indicato dall’ex inviato di guerra, Putin monitora attentamente tutti gli uomini di fiducia da anni, poiché sospetta che ci siano traditori ovunque. La soluzione? Attrarre quei traditori in superficie offrendo loro la possibilità di un mondo senza di lui.
Il commento di Domenico Quirico
Ecco cosa si legge, da parte di Quirico, su La Stampa in merito alla situazione della Wagner e di Prigozhin. “Per mesi gli si fanno scandire boccate di furibondi vituperi contro tutti, politici e generali, il circo del Cremlino e dintorni: prostitute, traditori, profittatori, ladri, incapaci… si autorizzano accuse che un po’ cripticamente si agganciano anche senza usar troppa fantasia perfino a lui, il capo supremo. Non succede nulla. Non lo si punisce. Un mistero“.
Dunque ci si chiede cosa faccia, in tutto ciò, il presidente russo Putin. “Osserva se qualcuno ingolosito da quella passività, che sembra alludere e preludere al declino, si fa avanti, scopre le carte.” Putin utilizza una trappola, “un’esercitazione di golpe. I subdoli dovranno venire allo scoperto, schierarsi, scegliere, fare dichiarazioni compromettenti. Li si falcerà come il grano“.
Così facendo, stando nelle retrovie “Prigozhin va quasi a Mosca, fa il golpe dell’autostrada e torna. Si prende una vacanza dall’amico bielorusso. I ceffi della Wagner si fanno soldati. Gli ucraini, che già esultavano sperando di trovare trincee vuote, avanzano di altri duecento metri“.